GIUSTIZIA CIVILE: A CHE PUNTO SIAMO?
GIUSTIZIA CIVILE: A CHE PUNTO SIAMO?
L’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020 del Distretto della Corte di Appello delle Marche, tenutasi sabato 1 febbraio presso il Palazzo di Giustizia di Ancona, cui ho avuto l’onore di partecipare come rappresentante del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Fermo, consente di fare il punto della situazione sul tema Giustizia a Fermo.
La “pianta organica costituita da un Presidente, un Presidente di Sezione e da 11 giudici è da ritenersi sottodimensionata rispetto al carico di lavoro”, così il Presidente della Corte di Appello di Ancona dott. Luigi Catelli.
Si aggiunga la considerazione, sempre del Presidente, che trasferimenti di Magistrati e scoperture di organico hanno caratterizzato gli anni 2018 e 2019, e possiamo già intuire lo stato delle cose.
Nel settore civile, dove sono impegnati il Presidente del Tribunale, 3 Magistrati togati e 5 Giudici Onorari di Pace, si fanno sempre meno cause ordinarie e ciò consente di smaltire piano piano l’arretrato: 1261 i giudizi avviati nel 2019 contro i 1441 del 2018, 2732 le cause pendenti nel 2019 contro le 2924 del 2018.
Sempre nel confronto 2019 / 2018 le pendenze se risultano stabili nel fallimentare, sono in crescita nelle esecuzioni mobiliari (+14%) e soprattutto nelle cause di lavoro e di previdenza dove il numero dei procedimenti sopravvenuti supera quello dei definiti (+38%).
Quanto alle esecuzioni immobiliari, se è vero che le pendenze aumentano lievemente (+2%), preoccupa il fatto che oggi siano in corso di fissazione udienze per vendite su procedure risalenti al 2013.
Nel contenzioso di diritto di famiglia il 2019 ha registrato l’iscrizione di 466 nuove posizioni a fronte di 425 fascicoli definiti mentre i procedimenti che rimangono pendenti sono 383.
I coniugi preferiscono le separazioni consensuali (164) e i divorzi congiunti (106) alle separazioni giudiziali (90) e ai divorzi in contenzioso (97).
Il Giudice di Pace ha un organico di 6 unità, di cui 4 sono i giudici presenti, che pure riescono a garantire, tanto nelle cause civili ordinarie che nelle opposizioni alle sanzioni amministrative, un calo delle pendenze (-12%).
Fin qui i dati della “relazione sull’amministrazione della Giustizia” che fotografano la situazione del fermano.
Quindi numeri alla mano si iscrivono meno cause e si preferiscono soluzioni conciliative, il che può voler dire solo due cose: sfiducia nella giustizia e nei suoi operatori, giudici e avvocati, ed eccessiva onerosità del servizio legale rispetto alla capacità di reddito dei più.
La crisi economica del territorio non aiuta e neppure la lungaggine delle procedure per recuperare un credito, che il creditore sia un’azienda, un lavoratore, un cittadino.
Rinunciare a fare valere le proprie ragioni, qualunque sia la giustificazione, rappresenta sempre una sconfitta in qualsiasi Paese civile e allora sarà per questo che nel momento in cui ho ascoltato la rappresentante del Ministro di Giustizia sciorinare i numeri sugli investimenti (+600 nuovi magistrati, + 2.903 assunzioni di personale amministrativo nel triennio 2019-2021) non sono riuscito a provare il minimo entusiasmo.
Nelle intenzioni si fanno proclami nel segno dell’aziendalizzazione dei servizi di Giustizia, di nuova governance, migliori performance, ma nel concreto il calo del contenzioso civile, le carenze di organico, i saldi negativi nell’evasione delle pratiche, mi fanno ritenere che se la Giustizia fosse davvero un’azienda, questa avrebbe chiuso i battenti da tempo.
Porto San Giorgio, FM, li 2/2/2020.
Avv. Andrea Agostini