Papa Francesco, Don Vinicio e l’obbligo di denuncia.
Papa Francesco, Don Vinicio e l’obbligo di denuncia.
Nel giorno in cui Papa Francesco in Vaticano apre alla “protezione dei minori nella Chiesa”, convocando i presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo per affrontare il tema degli abusi sessuali dei preti sui minori, ecco che Don Vinicio Albanesi, negli studi di Tv 2000, fa una rivelazione shock, subito rimbalzata su tutti i media nazionali.
Il Presidente della Comunità di Capodarco a distanza di oltre 50 anni dichiara di essere stato abusato da sacerdoti in seminario.
Alla solidarietà doverosa al Monsignore, come a tutte le vittime di abusi sessuali, deve fare seguito a mio avviso l’assunzione di responsabilità e con essa l’azione concreta a tutela dei minori, tanto da parte delle istituzioni religiose, che laiche.
Perno della riflessione è la denuncia.
Il nostro ordinamento giuridico è chiaro.
A prescindere dalla responsabilità per concorso omissivo da parte di chi, pure avendo il dovere giuridico di garantire l’integrità psico fisica del minore, non si è attivato, come nel caso della mamma responsabile della violenza sessuale ai danni della figlia per non avere denunciato il padre appena venuta a conoscenza del crimine, esiste infatti il reato di omessa denuncia.
Essendo l’abuso sessuale a danno del minore, reato procedibile di ufficio, l’obbligo di denuncia riguarda non solo il pubblico ufficiale nell’esercizio delle funzioni, ma anche l’incaricato di pubblico servizio e chi presta assistenza nell’esercizio della professione sanitaria.
Ebbene pubblici ufficiali sono gli insegnanti anche degli istituti scolastici privati legalmente riconosciuti e quindi già oggi essi sono tenuti per legge alla denuncia dell’abuso del minore.
Non occorre dunque un vertice in Vaticano perché in seminario venga garantita la tutela del minore, basta il corpo docente non si sottragga ai doveri di legge.
E’ piuttosto lo Stato laico che dovrebbe fare di più.
Il semplice cittadino infatti non ha normalmente obbligo di denuncia, salvo particolari eccezioni, come nel caso egli venga a conoscenza dei delitti più gravi contro la personalità dello Stato, ma anche quando egli riceva danaro o comunque cose di provenienza illecita.
L’obbligo di denuncia nel primo caso serve ad alzare la soglia di difesa della compagine sociale costituita, nel secondo caso a prevenire la commissione di delitti contro il patrimonio.
Siamo sicuri che la tutela di un minore da abusi sessuali non rappresenti un bene giuridico di maggior dignità, non dico dello Stato, ma almeno del denaro?
Non penso a un dovere giuridico di denuncia per l’abusato, che della vittima va sempre rispettato il dramma umano, quanto al più per questi un dovere morale, a tutela propria e altrui perché fenomeni di abuso da parte dei medesimi criminali non abbiano a ripetersi.
Immagino piuttosto un dovere giuridico di denuncia per tutti coloro che comunque vengano a conoscenza di una violenza sessuale a danno di un minore.
Sentiamo spesso dire che “chi non denuncia, è complice”, ma cosa dire di una conferenza episcopale e ancor più di uno Stato laico incapaci di affermare che ogni uomo deve essere garante dell’integrità dei minori e per ciò solo egli dovrebbe assumere su se stesso l’obbligo giuridico di denuncia?
Porto San Giorgio, FM, li 24/2/19.
Avv. Andrea Agostini