SINDACO TOGLIE IL T-RED
SINDACO TOGLIE IL T-RED
Niente di più improbabile leggendo sui quotidiani locali le entrate assai ingenti che i “fotosemafori” garantiscono alle casse comunali, ma quanto sarebbe bello leggere di un sindaco che si rifiuta di installare un t-red o addirittura che lo toglie.
Via il velo ipocrita della sicurezza stradale, che se questo fosse il fine agli incroci vedremmo agenti intenti a dirigere il traffico: un’auto in corsa non è più un pericolo se il conducente viene fermato, non se il proprietario viene multato a distanza di mesi.
Diciamo piuttosto che si tratta di un vero e proprio business, che si consuma tra amministratori locali e ditte di servizi dove i soldi arrivano al pubblico e al privato attraverso violazioni del codice della strada, certo, ma anche sempre più significative spese di “gestione pratica”, che a volte pareggiano, se non superano, il costo della multa.
Basti guardare le varie voci di spesa e confrontare gli importi con l’ammontare della sanzione amministrativa pecuniaria.
L’esempio più clamoroso è dato dal semplice superamento della striscia bianca di arresto (art.146 co.2 CdS), che viene sanzionato con la detrazione di 2 punti dalla patente di guida e 42 euro, che diventano euro 29,40, se la multa viene pagata entro 5 giorni dalla notifica.
Aggiungiamo poi che impugnare il verbale avanti a un soggetto terzo e imparziale, il giudice di pace, costa solo di spesa viva 43 euro di contributo unificato, ed ecco che un piccolo illecito stradale si trasforma in una vera e propria tassa occulta, tanto più odiosa nel momento in cui si realizza che una verifica di legittimità di fatto è impossibile allorquando pagare è l’unica cosa conveniente da fare.
E con la multa per il passaggio con il rosso (art.146 co.3 CdS) non va tanto meglio.
Certo la detrazione di 6 punti e soprattutto il rischio di 1 mese di sospensione della patente di guida in caso di recidiva infrabiennale, rischio che è quasi una certezza se si abita o si lavora in prossimità di t-red, la cui installazione è peraltro in aumento sulle strade comunali, motivano al ricorso più della sanzione amministrativa pecuniaria di 167 euro.
Infatti pagando nei 5 giorni dalla notifica del verbale la somma scende a euro 116/90, oltre spese, mentre impugnare costa, oltre ai summenzionati 43 euro che vanno allo Stato per adire il giudice di pace, anche il costo di un professionista, un avvocato, magari esperto di diritto della circolazione stradale.
Del resto fare annullare una multa in sede di opposizione non è cosa semplice.
Superato infatti il convincimento assolutamente umano per il quale un passaggio con il rosso è un’infrazione stradale comunque grave e quindi da sanzionare, si deve portare il giudice in prima battuta a vagliare la legittimità del verbale di accertamento di violazione del codice della strada, quindi in seconda battuta a verificare se nel caso di specie vi siano in atti prove sufficienti per affermare la responsabilità dell’opponente.
E i giudici della Cassazione, forse sempre più consapevoli dell’importanza economica della tenuta della “tassazione stradale” per gli enti locali, da ultimo stanno stringendo alcune maglie dove l’automobilista rischia di rimanere impigliato.
E’ il caso a mio avviso della sentenza del 5/12/2019 n.31818 della Sezione Sesta della Cassazione Civile per la quale da un lato la Pubblica Amministrazione viene esonerata dall’obbligo di revisione, quindi di manutenzione periodica atta a garantire la corretta funzionalità del t-red, e dall’altro l’automobilista viene gravato dall’onere di dover provare eventuali difetti di costruzione, installazione o funzionalità.
Mi domando, se lo strumento di accertamento è nella esclusiva disponibilità dell’accertatore, come può chiedersi ad altri e nella specie a chi subisce l’accertamento di dare contezza del regolare funzionamento del t-red?
Siamo alla probatio diabolica ossia la prova del diavolo, una cosa estremamente difficile, quasi impossibile, quasi come trovare un sindaco che tolga il t-red.
Porto San Giorgio, FM, li 19/1/20.
Avv. Andrea Agostini